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Un passo avanti e tre indietro: ora Amazon non vuole parlare coi sindacati

Amazon sindacati

Le lavoratrici e i lavoratori Amazon di Castel San Giovanni (PC) sono in stato di agitazione e scioperano per 2 ore nelle giornate del Prime Day.

Vogliono maggior conciliazione dei tempi di vita e lavoro e un adeguamento delle retribuzioni rispetto al caro vita, ma non riescono a raggiungere un accordo con la multinazionale americana.

Presidio del 15.07.22 davanti alla sede Amazon di Castel San Giovanni

La trattativa va avanti già da qualche mese, ma Amazon vi sta partecipando scorrettamente, cambiano le carte in tavola all’ultimo minuto su orario e organizzazione del lavoro.

Ora non vuole confrontarsi sui temi economici con le Rsu e le sigle sindacali di Castel San Giovanni, mentre ha già avviato incontri con le rappresentanze della logistica e dei somministrati negli altri siti in Italia.

L’8 luglio Amazon ha convocato i sindacati, ma non per avviare un dialogo, come auspicavamo.

Bensì per comunicare quanto già deciso a livello nazionale per i siti che applicano il contratto nazionale “Merci e Logistica” e per ribadire che non è disposta ad affrontare i problemi locali finché ci sarà lo stato di agitazione.

Peccato, però, che la sede di Castel San Giovanni applica il contratto del Terziario.

Ma non è così che funziona:

l’azienda non può rifiutarsi di trattare con i lavoratori a cui applica il contratto.

Soprattutto in un sito come quello di Castel San Giovanni, che è quello con la storia sindacale più lunga e l’unico dove, con il voto di tutti i lavoratori, sono state elette in modo democratico le proprie Rsu.

Amazon non può scegliersi gli interlocutori con cui trattare escludendo la parte di azienda dove il sindacato è presente da più tempo e dove non ci sono dubbi su chi rappresenta i lavoratori. 

E ci sono cose che fanno ancora più arrabbiare le lavoratrici e i lavoratori di Castel San Giovanni:

come, per esempio, il fatto che un’azienda che fa della capacità e della visione tecnologica il proprio punto di forza non riesca ad adottare un sistema che eviti gli innumerevoli errori che mensilmente compaiono sulle buste paga dei propri dipendenti.

Errori che si risolvono – per chi li scopre – mesi dopo e su continua pressione dell’interessato e delle organizzazioni sindacali.

Trattamento ben diverso da quello riservato ai clienti Amazon, che nel giro di poche ore ricevono assistenza e soluzioni.

Proprio dagli stessi dipendenti che aspettano mesi e mesi per avere le loro buste paga corrette.

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